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“HATERS E PREDATORI ON LINE I NUOVI AGUZZINI DA COMBATTERE CON PENE SEVERE E CERTE”

L’onlus internazionale in difesa delle donne e dei bambini vittime della violenza di genere, in occasione del 25 novembre, accende i riflettori sul tema dell’odio in rete con una serata di raccolta fondi realizzata insieme a esponenti delle istituzioni e forze dell’ordine.

Tra gli ospiti la senatrice Elena Ferrara, prima firmataria della legge 71/17 sul cyberbullismo.

Minacce, diffamazioni, calunnie e furti di identità sono solo alcuni degli effetti collaterali della rete in cui ogni giorno restano intrappolate donne e adolescenti per mano degli ex o di predatori a caccia di vittime indifese. I reati contro la donna, infatti, non sono solo quello fisici ma anche psicologici, economici e quelli diffamatori commessi attraverso la rete e i social, che innescano delle vere e proprie trappole in grado di trainare le vittime in un silenzio eterno. Reati gravissimi come il furto d’identità via rete o attraverso organizzazioni anche internazionali a cui il predatore vende l’identità della vittima provocando danni senza leggi a tutela.

Per denunciare e affrontare dal punto di vista legale e normativo i reati e le violenze commesse attraverso la rete la bon’t worry onlus, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, organizza il 25 novembre a Venezia una serata di raccolta fondi a sostegno di tutte le vittime in fuga dalla violenza di genere. Nata nel 2015, la bon’t worry aiuta concretamente donne e bambini, che per motivi economici non possono e non riescono a difendersi, offrendo alle vittime un luogo sicuro in attesa di riprendere le fila della propria vita e mettendo a loro disposizione una rete di professionisti competenti composta da avvocati, medici, psichiatri, psicologi e forze dell’ordine.

“Le richieste di cambio di identità da parte di donne perseguitate negli ultimi anni in Italia sono diventate migliaia, molte di loro si recano all’estero per ottenere solo una tutela personale e rientrano con un nuovo nome e una nuova identità – dichiara Bo Guerreschi, presidente della bon’t worry e vittima a sua volte delle violenze dell’ex marito – Io stessa sono stata diffamata e calunniata sui social insieme a mia figlia dal mio ex marito che aveva creato un profilo fake con le nostre immagini. Ti senti defraudata della tua identità di persona per bene e ti senti anche umiliata perché nella tua onestà devi anche difenderti e provare che non sai, che non c’eri, che non sei tu. È assurdo come la rete da luogo di ascolto e condivisone possa trasformarsi in un’arma a doppio taglio luogo di insulti e di calunnie. Questo accade perché in Italia non esiste una legge organica di protezione delle vittime di reati, solo la legge Ferrara 71/2017 sul cyber bullismo ha introdotto una maggiore attenzione sul tema.”

Proprio la senatrice Elena Ferrara, membro della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani nonché promotrice della legge  71/2017 sarà ospite della serata organizzata dalla bon’t worry, per discutere dei contenuti della legge e del fenomeno del bullismo digitale.

“Il fenomeno del bullismo digitale è un’emergenza sociale da affrontare con un approccio mite, guardando alla prevenzione e includendo percorsi di recupero non solo delle vittime, ma anche dei minori che, spesso inconsapevolmente, si rendono artefici di cattive condotte, anche dai risvolti penali – commenta la senatrice Elena Ferrara – Nel 2013 Carolina Picchio, prima vittima di cyberbullismo in Italia, nel togliersi la vita, scrisse nella sua lettera di addio ‘Come fate ad essere così insensibili? Le parole fanno più male delle botte. Questo è bullismo’. In poche righe aveva tracciato i temi dai quali iniziare per il lavoro che portò così alla mia proposta legislativa: formazione, educazione, prevenzione e cura per i minori. Il web d’altronde non ha coscienza. Dobbiamo essere noi, in quanto comunità a costruirla insieme. Da qui la mia partecipazione all’evento organizzato dalla bon’t worry, che da sempre è molto attenta alla tutela dei soggetti più deboli, attraverso un piano d’azione che vede tutti gli attori della rete locale promuovere un sistema educativo – integrato, volto allo sviluppo culturale e sociale dell’intera comunità.

 

La bon’t worry ha oggi in carico i casi di 13 bambini e di 150 donne che hanno deciso di uscire allo scoperto e di parlare per poter vivere o che dopo aver superato “paure“ e “vergogne” sono riuscite a denunciare stupri e abusi di ogni genere. Di questi 3 bambini e 13 donne sono seguite direttamente nella struttura messa a disposizione dalla onlus.

Il 60% dei casi seguiti dalla bon’t worry riguardano violenze domestiche con lesioni gravi e danni psicologici elevati; 10% incesti e stupri con vittime minorenni da parte del padre e/o patrigni o compagni della madre; il 15% stupri; il 5% sono richieste di aiuto psicologico in cui la vittima non se la sente di denunciare; il 10% sono violenze su minorenni, stupri e pedofilia.

bon’t worry è una INGO riconosciuta dalla EU Transparency Register, registrata iCSO, DESA. Inoltre è membro della UNITED NATIONS Global Compact.