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Luca Colombo: l’arte delle sue donne

“Chi mi conosce, o mi ama o mi odia. Non ho sfumature” (Luca Colombo)

“Artigiano per tradizione, artista per vocazione”. Così è iniziata la chiacchierata con Luca Colombo, in arte Terremoto, in occasione della prima Biennale della Creatività che si è appena chiusa a Verona.

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“E’ la prima, ma credo sarà anche l’ultima”, afferma Luca sempre un po’ ritroso davanti ai riflettori  e alle luci della ribalta. “Dipingo perché mi piace, dipingo quando sono felice, dipingo perché… mi fa star bene”, prosegue con grande semplicità. E, noi, di articolofemminile.it ci teniamo a precisare che non rilascia interviste a tutti, anzi. Sono più i no dei sì, quindi, un grazie per il tempo e il cuore che ci ha regalato in questa occasione. Ma proseguiamo.

Classe 1972, nato a Busto Arsizio, oggi Luca e la sua splendida famiglia vive a Ospedaletti. La scelta, dettata dal desiderio di sradicarsi dalle certezze acquisite e di ricominciare con nuove sfide, l’ha ripagato presto con nuovi fonti di ispirazione continua per sé e la sua arte. “Appena arrivato a Ospedaletti ho iniziato a dipingere quadri ricchi di luce, colori, allegria. In breve però… da lì ho iniziate con l’arte erotica, quella che ancora oggi amo. Sebbene non smetta di dipingere mare, fiori e tutto ciò che amo, moto comprese”.

I soggetti raffigurati nei suoi quadri trasudano una femminilità che rende entuasiaste le donne che seguono l’evoluzione dell’arte di Luca e che si sono appassionate a quei corpi. “Per me la donna è sacra. Questo vogliono rappresentare i miei quadri. Le vedo così, sempre bellissime, in grado di sedurre con una calza, un tacco. Senza volgarità, anzi”, spiega Terremoto.

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L’opera esposta a Verona, Giochi di seduzione, un olio su tela di 100×70, rappresenta una donna ammanettata con un pizzo rosso sulle calze autoreggenti. Una donna che sceglie di giocare con il suo compagno, una donna che forte della sua essenza sa che quelle manette rappresentano il piacere di riscoprire uno spazio giocoso troppo spesso dimenticato tra le coppie. Una donna che non si fa violentare, anzi, sceglie di condurre il gioco al di là dell’evidenza.

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Molti lo hanno criticato vedendoci violenza. Dove, poi, non lo so davvero. Sono donna, scrivo e ho avuto il privilegio di conoscere Luca. Risultato, i suoi quadri mi seducono, mi rendono orgogliosa di appartenere al genere femminile. Niente volgarità dunque, ma solo corpi ed emozioni contine.

Il quadro è stato appeso alla parete con due manette autentiche, a voler sottolineare il gioco. Inoltre, a tutte le visitatrici, l’artista ha omaggiato un simpatico braccialetto realizzato da lui, da sua moglie Nadia e da Miriam con piccole manette e un filo rosso.

“Ho iniziato a dipingere circa 10 anni fa. Non ho fatto scuola, ma mi è sempre piaciuto. La mia insegnante mi diceva di lasciar perdere che tanto non avrei mai fatto nulla di buono e invece… eccomi qui. Addirittura chiamato dalla Biennale di Verona per esporre!”. Sì, perché la cosa incredibile, anche se stupisce solo chi Luca non lo sconosce, è che non ha partecipato per sua decisione (non lo avrebbe mai fatto credetemi, ndr), ma su invito del comitato artistico. Lo stesso Vittorio Sgarbi, che ha inaugurato la mostra, si è complimentato per l’opera “terremotina” ed è rimasto affascinato dalle forme, dai colori e dal cuore dell’artista.

La conferma di quanto scrivo è data dal grandissimo numero di visitatrici donne che appassionate allo stile pittorico di Luca Colombo gli hanno fatto visita allo stand per tutta la durata dell’evento. Amiche, artiste, donne incuriosite da questo giovane, appassionato di mare, moto e famiglia che sa dare la forma perfetta e ideale a ogni donna. Chi non vorrebbe essere la modella di questo quadro o degli altri che sono stati realizzati e venduti da Terremoto? Su, non fate le timide, ipocrite e bigotte. Dietro lo schermo del vostro computer, potete sorridere e ammettere (almeno con voi stesse) che ho ragione, nessuno lo scoprirà.

I quadri di Luca sono tutti in vendita e li potete vedere sulla sua pagina Facebook: Terremoto Art, i braccialetti con le manette, invece, potete averli a fronte di una donazione libera da fare all’Associazione FFC (Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica Onlus), causa che l’artista sostiene da anni per la lotta a una malattia della quale, ancora, si parla troppo poco, ma che si può – almeno – cercare di controllare. Dovrete solo pazientare un pochino, sono andati a ruba durante la mostra e la Termmoto Factory li sta rimettendo in produzione. Ma scrivetegli, lui risponde sempre e vi racconterà tutto.