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In amore il compromesso avvicina

In amore gli opposti si attraggono oppure chi si somiglia si piglia? La verità è che non ci sono risposte definitive. Più facilmente però se due persone sono molto molto diverse possono, certo, provare un’attrazione fortissima, come un fuoco improvviso, ma poi – se vogliamo restare nella stessa metafora – la legna profondamente diversa, per l’umidità e la forma dei pezzi, farà presto spegnere la fiamma. Allo stesso modo, l’attrazione può scoccare anche tra due persone tra loro molto simili ma poi le braci della passione affogano nella cenere di una relazione più amicale o fraterna.

Serve quindi la “dose giusta”, la combinazione perfetta (che sarà diversa per ogni coppia) di somiglianze e differenze e un’altra dose di aspetti complementari (ogni relazione richiede, ad esempio, che almeno uno dei due partner alimenti il giusto pragmatismo e una dose di ottimismo; ad esempio: se due partner si assomigliano molto e reagiscono entrambi – in situazioni di frustrazione – cercando di imporsi, è molto probabile che questa “uguaglianza” possa portare dei problemi nel rapporto). Le caratteristiche di questo particolare mix amoroso poi evolverà nel tempo, modificandosi e arricchendosi in base ai percorsi di vita e di crescita personale dei due partner (che determineranno – anche – l’impegno e la quantità di nutrimento che ognuno porterà alla relazione).

Sicuramente però uno degli elementi centrali in una coppia, su cui è bene confrontarsi chiaramente, è il desiderio di vicinanza del partner.

Si tratta del bisogno, assolutamente personale, di vicinanza fisica e interiore con la persona amata: dipende molto dallo stile di attaccamento che abbiamo appreso nella nostra relazione con i genitori e con altre presenze affettivamente molto significative della nostra infanzia ed è poco “contrattabile” (per lo meno richiede un percorso di lavoro individuale).

La misura del desiderio e del conseguente bisogno di avere il/la partner al proprio fianco può essere ovviamente molto varia; per alcuni significa fare tutto o quasi insieme: solo così si sentono amati, si sentono coppia, unicamente in questo modo riconoscono che l’altro c’è; all’opposto, per altri la vicinanza necessaria è – magari – poche ore la settimana: intense, intime, profonde ma poi anche se si sta ognuno per conto suo non c’è problema.

E’ evidente che si tratta di due modi diversi di intendere, rapportarsi nella relazione e con il partner e questo – è bene dirlo – non riguarda il sentimento amoroso. Può anche succedere che sia molto più innamorato chi ha un bisogno di vicinanza più basso; però naturalmente desideri profondi così lontani rendono poco felici entrambi: uno si sentirà comunque sempre poco amato, penserà di non importare abbastanza, non capirà come mai il suo desiderio di passare tanto tempo insieme non viene accolto; l’altro si sentirà soffocato dalle richieste di presenza e condivisione, non riconosciuto nell’amore che prova e nei suoi bisogni di “respiro”.

Un altro aspetto, subito meno evidente ma importante da considerare nella vita di coppia, è l‘inclinazione ad essere attivi (avere una vita quotidiana varia, movimentata, fare cose e vedere gente insomma) oppure passivi (quindi, una volta adempiuti i “doveri” delle necessarie attività sociali e lavorative, preferire la tranquillità, attività rilassanti e più “domestiche”). Per dirla diversamente: se uno dei partner è pantofolaio e l’altro discotecaro, nel tempo (ma anche velocemente, dipende) potrebbe diventare un problema, aprire la porta a situazioni inaspettate.

Le differenze tra i bisogni non sono necessariamente ostacoli, anzi: nel rapporto di coppia possono essere fonte di stimoli interessanti oppure portare a “compromessi” che arricchiscono entrambi. In questo caso l’impegno è maggiore: entra in gioco la volontà-disponibilità delle persone a mettersi in gioco, per amore. Per quell’amore.

Quale che sia la modulazione, il bisogno individuale di presenza, di attività/passività di entrambi i partner va rispettato. Il che non significa, necessariamente, adeguarsi al bisogno altrui ma comprendere, e accettare, che per lui o lei è così, per noi è in un altro modo e questo non mette necessariamente in discussione il sentimento che ognuno prova per l’altro.

La via dei “compromessi” si può intraprendere, grazie ad un dialogo rispettoso e sincero, a patto di non “stravolgersi”; perchè possa funzionare deve essere il risultato di un reale accoglimento amoroso delle esigenze reciproche (altrimenti diventerà una strada fonte di frustrazioni). In altri casi non resterà che prendere atto che le distanze tra le posizioni, le necessità in quel momento, in quel contesto, sono troppo grandi.

Riconoscerlo consente di rendere onore a quanto c’è e prepararsi – magari con sofferenza ma consapevolmente e in modo costruttivo – alle scelte che ne deriveranno, qualunque esse siano. Fosse anche restare insieme.

Anna Maria Cebrelli

 

 

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Anna Maria Cebrelli conduce sessioni di love & life coaching – individuali e di coppia – in studio, a Torino, oppure via Skype.
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