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Il mondo con gli occhi di Barbara Silbe

Uno dei privilegi del mestiere del giornalista è quello di poter intervistare persone di rara bellezza, intelletto e creatività. Intendiamoci, non tutte le interviste sono di questo calibro, ma quando ti capitano, cuore, mente e tasti si uniscono all’unisono e le parole escono di getto. Intervistare e chiacchierare con Barbara Silbe significa, per esempio, riuscire a vedere il mondo – per qualche breve istante – con i suoi occhi, con il suo obiettivo fotografico, con il suo cuore.  Ma andiamo con ordine. Barbara Silbe è fotografa e giornalista o al contrario. Fatto sta che scrive di fotografia, arte, tecnologia e cultura. E poi racconta tante storie attraverso le sue immagini, i suoi scatti, i suoi ritratti e il suo lavoro che ha trasformato in mestiere una passione. Barbara lavora nel quotidiano il Giornale sul cui sito cura anche un blog legato al mondo della fotografia (presto online), oltre a collaborare con i mensili Style, Espansione, Digitalic e per Portfolio Mondadori, ma “la Silbe” – come ama farsi chiamare dagli amici più cari – è molto più di questo.

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(Ph. Barbara Silbe)

Com’è il mondo visto dietro l’obiettivo di Barbara Silbe?
Fotografo dai tempi dell’adolescenza, quando usavo la Voigtländer di mia madre per le prime sperimentazioni. Tenere l’occhio infilato nel mirino è stato per me come una specie di terapia antidepressiva che mi ha aiutata anche a superare momenti negativi della vita. Quando fotografo, infatti, non vedo e non sento mai niente di brutto, è come entrare in un mondo ovattato dove nulla può scalfirmi. Vedo solo il bello, la luce, il positivo.

E poi è diventato un lavoro.
Per questo mi ritengo molto fortunata. Posso unire lavoro e passione. Non è da tutti. La mattina mi sveglio e inizio subito a pensare cosa fotografare, chi, come…

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(Barbara Silbe ama ritrarre Milano, la sua città. Galleria Vittorio Emanuele II, Milano)

Cosa stai facendo in questo momento?
Tante cose e tante le sto coltivando per progetti che (spero) prenderanno vita nel 2014. Diciamo che, al di là del mio lavoro al Giornale, sono molto orgogliosa dell’attività iniziata con mio cugino Sergio Lucchesi con il quale abbiamo creato il QG Photo Studio, piccola sala di posa che utilizziamo per molti dei nostri ritratti.

E quali, allora, i progetti che verranno?
Insieme a un validissimo team sto progettando la realizzazione di un festival di fotografia che si terrà a Crespi d’Adda il prossimo anno, la cittadina che è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, sito di archeologia industriale rimasto intatto da due secoli a questa parte. Vorremmo proporre una manifestazione dove la fotografia abbia uno scopo etico e di attenzione al territorio e al patrimonio ambientale della nostra regione. E vorremmo dare spazio finalmente ai giovani autori che hanno difficoltà a crescere, imparare, sperimentare ed esporre a costi contenuti.

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(Milano, Basilica di Sant’Eustorgio. Ph. Barbara Silbe)

Poi c’è la tua amicizia con un altro folle e fantastico creativo, Marco Tortato…
Marco è una persona che adoro. Un amico, un fotografo, un sognatore. C’è un’idea bella che stiamo portando avanti e che sarà l’ennesimo impegno del 2014. Si tratterà di una serie di workshop che girerà le città italiane, dove saranno coinvolti esperti del mondo della fotografia, ma è ancora in fase di progettazione, quindi te ne riparlerò a tempo debito.

Roma, Piazza Navona

(Roma, piazza Navona. Ph. Barbara Silbe)

Fotografia, mondo digitale, confusione. Insomma siamo tutti fotografi?
Questa è una bella domanda. Non siamo tutti fotografi, sebbene io adori la tecnologia, la usi moltissimo, faccia foto anche con il mio iPhone e abbia – persino – tenuto delle lezioni sull’iPhonografia. Ma fotografo è solo colui (o colei, ammette sorridendo, ndr) che è in grado di raccontare una storia con qualsiasi strumento abbia a sua disposizione. Reflex, compatta, fotocamera di plastica o smartphone… poco importa. Solo il fotografo sa far parlare le sue immagini, non basta aggiungere un filtro su Instagram.

Quindi anche le foto fatte con gli smartphone, fatte da un professionista, sono considerate professionali…
Certo! Il problema è che in Italia c’è sempre il concetto dell’apparire. Se hai una reflex e l’ottica più lunga del tuo collega, sei più figo. In realtà io scatto con tutto quello che ho a disposizione.

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(Ph. Barbara Silbe)

Ma non tutti i tuoi colleghi la pensano come te!
Chi rifiuta di fare l’upgrade tecnologico è solo perché non conosce i mezzi e ne ha paura. Un professionista deve ripensarsi alla luce del nuovo.

Dai, raccontami della recente asta da Christie’s…
Mi tremano ancora le ginocchia. Sono state battute all’asta 62 opere di 62 fotografi per raccogliere fondi per la Comunità Nuova Onlus creata da don Gino Rigoldi. E’ stata un’emozione infinita e bellissima. Sapere che un mio lavoro è stato venduta in un’occasione del genere e per di più che il ricavato è stato devoluto a sfondo benefico mi ha emozionata molto.

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(La fotografia battuta all’asta di Christie’s. Ph. Barbara Silbe)

La foto più divertente?
Sicuramente quella fatta a Philippe Daverio a casa sua. Ha voluto che QG Photo lo ritraesse sotto un busto messo sopra un mobile alto con un falce e un martello in metallo. Lo scatto è stato fantastico e il timore che quel busto, dondolando, potesse cadere ci ha fatto vivere momenti di grande ilarità.

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(Philippe Daverio ritratto da QG Photo nella sua abitazione. Ph. QG Photo Studio)

E un personaggio che manca alla tua gallery di ritratti?
Senza ombra di dubbio Renato Zero. Sono una Zerofolle e sto solo aspettando l’occasione giusta per immortalare Renato. Per quanto riguarda, invece, i luoghi che vorrei fotografare… sono molti, ma sicuramente l’Alaska è al primissimo posto.

www.barbarasilbe.com
www.qgphoto.com