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Dalle porte ai rubinetti touchless. Così il ristorante è covid-free

Al tempo del covid, l’attenzione al cliente negli esercizi pubblici è elevatissima, anche nell’ottica della prevenzione. La tendenza è di rendere tutto (o quasi) senza contatto. Dalle porte d’ingresso ai pagamenti, fino al menu, che in questo modo può anche essere personalizzato, i punti di contatto nei locali si stanno riducendo.

Se è vero, com’è vero, che una realtà si comprende bene – senza distorsioni eccessive e minimizzando il rischio di errore di interpretazione – ponendo attenzione ai dettagli, allora cominciamo a valutare la rinnovata cura che il nuovo ristoratore pone nei confronti dei clienti. La soglia d’ingresso: banalmente e letteralmente la porta. È scorrevole o no?
Se è scorrevole, così come dovrebbe essere, captiamo il primo segnale positivo circa l’attenzione del ristoratore al touchless. E poi si scopre, dettaglio dopo dettaglio, che quando vi è la porta scorrevole è probabile che ci sia controllo della temperatura con il termoscanner, touchless anch’esso, ovviamente.

La cosiddetta “touchless expericence” e, dunque, per estensione, tutte quelle pratiche per cui non è previsto il “toccare con mano”, è la quarta delle 5 tendenze individuate nella ricerca di Coqtail Milano e Augusto Contract sull’impatto della pandemia nel settore del fuori casa, che abbiamo già presentato e che conferma alcune delle previsioni che da tempo ha illustrato Italia a Tavola.
Ma siamo proprio certi che cadremmo nel ridicolo, se ipotizziamo che divenga obbligo calzare quei calzari monouso che avvolgono le scarpe in modo tale che esse non tocchino il pavimento?! Tutto sommato si tratterebbe di rendere touchless, ovvero esente da contatto con fonti di contaminazione, anche il pavimento.

Ancor prima di sedersi al tavolo ci si reca in bagno. Touchless la rubinetteria e gli asciugatoi. Siamo a tavola, touchless, da intendere non manipolati da moltitudini, i menu. Sì, ben oltre il menu cartaceo monouso, qui il menù è da intendersi come offering adattativo (in altre parole, un’offerta sempre più personalizzata) che consulto da mio smartphone. Adattativo perché? Cosa significa in questa situazione, “adattativo”? Significato duplice. Adattativo in quanto l’offerta è del momento. È finito il pesce (quel pesce), scompaiono dal menu i piatti di cui era ingrediente; a cena, ultime tre porzioni di tiramisù, prezzo dimezzato, condizione di miglior favore pur di venderlo. Cliente riconosciuto e presente in anagrafe, note le sue allergie, non appaiono a menu le proposte contenenti quegli allergeni. E ben altro ancora si può intendere con menu adattativo.

Carta dei vini adattativa: proposte mirate in funzione dei piatti prescelti e dei gusti memorizzati cliente per cliente. Qui il touchless non è sinonimo di adattativo, ma ne costituisce prerequisito; detta diversamente: con supporto cartaceo sicuramente non potrebbe esserci il menu adattativo. Altro momento che deve diventare rigorosamente touchless, con uso del proprio smartphone, è quello del pagamento.

Qui al touchless si abbina il cashless, inteso come pagamento senza banconote. La cashless society, alla quale timidamente tendiamo (troppi gli interessi non sempre specchiati che la ostacolano) apre allo scenario della tracciabilità delle entrate e delle uscite e conduce all’economia pull. L’economia pull è l’opposto dell’economia push che ha connotato la società industriale. Pull/Push (che in inglese vogliono dire tirare e spingere) sono parole che siamo avvezzi a leggere sulle porte (ma non le sliding doors!).
La differenza tra push (passato/presente) e pull (presente/futuro) è da cogliere. La stagione che stiamo vivendo e di cui il ristorante è attore saliente, è proprio quella in cui si verifica la commutazione da push a pull. Abbiamo pagato, rigorosamente touchless e cashless e ci accingiamo a lasciare il locale, auspicabilmente da sliding door diversa da quella attraverso la quale siamo entrati. Se li abbiamo calzati, dismettiamo i calzari monouso, fruiamo ancora una volta dell’erogatore touchless di liquido disinfettante e andiamo via.

Il tempo di tornare a casa e su smartphone e su pc arriva email del ristoratore: thanks. Ma non solo “thanks”, ringraziamenti, bensì il racconto dell’esperienza vissuta. E adesso tocca a noi, rivivendo le emozioni anche con l’aiuto del racconto, fare “fine tuning”, ovvero predisporci a vivere un’esperienza ancora più deliziosa la volta successiva. L’osservanza dei nuovi canoni dell’igiene partecipata, che il touchless agevola, e la fruizione disinvolta e consapevole della tecnologia amica, concorrono ad una migliore qualità del ristoro, ergo ad una migliore qualità della vita.

Ricordiamo quali sono le cinque linee di tendenza sulla quale stiamo ragionando sulla base di una recente ricerca di Coqtail Milano e Augusto Contract sull’impatto della pandemia nel settore del fuori casa. Sicurezza e servizio personalizzato sono i must che come abbiamo già presentato riguardano:

  1. Dal fast food al fast gourmet – Nuove logiche di somministrazione. I servizi e le pratiche un tempo adottate dai format legati al fast food si applicano anche alle realtà di livello, mantenendo alta la qualità del servizio e delle materie prime.
  2. On the go – All’esterno del locale come a casa. Sfruttare gli spazi esterni per intercettare la clientela di passaggio tramite l’utilizzo di station oppure aprendo le vetrine con punti pick up: ecco le nuove strategie dei ristoratori che si riappropriano del tessuto urbano.
  3. Sicurezza trasparente – La nuova parola d’ordine. Diventa sempre più importante trasmettere sicurezza ai clienti, incentivando il ritorno nei locali nel rispetto delle normative imposte dal governo. L’architettura, in questo senso, viene loro incontro se in grado di trasmettere un senso di ordine e pulizia ed esplicitare i processi e l’applicazione dei protocolli di sicurezza anche attraverso la segnaletica.
  4. Touchless Experience – Largo a digitalizzazione e sensori. Si riducono al minimo i punti di contatto tra personale di sala e commensali, così come tra cliente ed elementi dell’architettura, incentivando l’adozione della domotica e implementando la presenza di sensori. Il phygital dining porta sempre più la tecnologia direttamente a tavola.
  5. Il servizio è il re – Personalizzazione dell’esperienza. Recarsi in un locale deve essere un piacere, non un momento di ansia e preoccupazione, per questo motivo l’attenzione alla personalizzazione e all’accoglienza diventano fatto. Si tratta di tendenze su cui da tempo Italia a tavola insiste e che per la loro centralità cerchiamo ora di approfondire punto per punto.