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Estate, tra ansia e malinconia

Rubrica a della Dott.sa Paola Cipriano

Molti di noi godono dei benefici di questa stagione dell’anno. L’idea delle vacanze si avvicina, la luce del dopo cena, le giornate al lago la domenica.

Per molti l’estate corrisponde alla rinascita, all’evasione. L’uscita dal torpore, tipico dell’inverno.

C’è poi una fetta della popolazione, e nemmeno tanto piccola, che in estate avverte una sensazione di disagio. E’ qualcosa di più intenso dei classici sintomi legati al caldo, l’afa e l’umidità.

La causa del malessere è dentro e non fuori ed è riattivata dai molti significati che la persona, inconsciamente, ha associato al periodo estivo.

L’estate segna anche la sospensione di qualcosa di conosciuto: la scuola, il lavoro. E’ quel momento in cui usciamo dall’ordinario, dalle abitudini quotidiane, dal sentiero già tracciato.

Gli amici, magari, partono prima di noi. Le città si svuotano.

Tutto questo può riattivare delle sensazioni e dei vissuti che abbiano già sperimentato nella nostra vita e che hanno lasciato un segno.

La prima cosa da fare è quindi porsi una domanda, precisa:

Cosa mi dice di me questa malinconia, quest’ansia?

Come mai compare o peggiora notevolmente proprio adesso?

Nel periodo estivo, ormai da tanti anni, nel mio studio arrivano persone nuove che mi portano il loro disagio. Durante il percorso arriviamo ad un certo punto ad intercettare il significato, il momento in cui quella sensazione ha iniziato a farsi strada dentro di loro ed emergono consapevolezze nuove ed illuminanti.

Cristian, è arrivato proprio in un giorno di fine agosto. Accaldato, affaticato e con un grande senso di vuoto nel cuore. Le sue giornate erano scandite da un’ansia perenne e generalizzata. Spesso gli mancava l’aria, tramavano le gambe e aveva la nausea. La mente non si fermava mai e continuamente andava alla ricerca dei pensieri più catastrofici che potessero esistere. Aveva paura di impazzire, di svenire. Una vita d’inferno.

Abbiamo iniziato a lavorare su di lui, su come gli eventi della sua vita avessero impattato sulla sua personalità e su come aveva imparato a funzionare nelle relazioni con gli altri e con il mondo circostante.

La sensazione di solitudine era onnipresente. Poi pian piano, con pazienza e costanza, abbiamo iniziato a vedere il filo rosso di tutte le situazioni. Cristian nel periodo estivo, da bambino, ha sempre fatto delle vacanze con i suoi genitori. Era il periodo peggiore della sua vita: perché chiusi tra le quattro mura di una minuscola casa delle vacanze, a stretto contatto e per ventiquattro ore, Cristian percepiva la fatica dei suoi genitori. I nodi venivano al pettine e le difficoltà parevano più evidenti. Non c’era il lavoro del papà che era sempre servito per giustificare la sua assenza: con le vacanze tutto era sotto gli occhi. Bisognava vedere per forza. La grande vicinanza metteva in luce un’assenza emotiva tra i suoi genitori. Non c’erano più scuse e nemmeno alibi. Ogni volta c’era l’illusione che sarebbe stato diverso e ogni volta c’era una profonda delusione.

Cristian ha associato all’estate i momenti peggiori del suo vissuto di solitudine poiché si sentiva non compreso e non visto. Si sentiva solo, proprio nel periodo di maggior vicinanza della sua famiglia.

Lavorare su questi aspetti ha permesso di sciogliere dei nodi importanti e trasformare i significati.

Quest’anno Cristian non ha più l’ansia e, proprio qualche settimana fa, mi ha detto di aver prenotato una settimana in una bellissima località di mare. Erano anni che rinunciava ad una vacanza.

“ Perché, tutto sommato, il caldo non è poi così male. E si fa sempre in tempo a ricostruire e recuperare. Oggi sono qui e non sono più quel bambino triste e solo di un tempo. Ho imparato a stare con me”

Ha ragione Cristian, non è mai troppo tardi.

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Paola Cipriano, psicologa e psicoterapeuta di Milano. Si occupa di sostegno psicologico, percorsi di psicoterapia individuale per adulti. 

Ha approfondito anche l’area della psicologia perinatale occupandosi di sostegno in gravidanza, nel post parto e alla coppia genitoriale. Il suo modello di riferimento è la psicoterapia ad orientamento psicoanalitico relazionale. Nel suo lavoro rivolge l’attenzione alla Persona considerandola come soggetto responsabile, libero e portatore di risorse e possibilità. Qualcuno scrisse che nessun uomo è un’isola: tenendo valida questa metafora ognuno di noi nasce, cresce e si struttura psicologicamente all’interno di relazioni significative e sempre all’interno di esse esprime il proprio modo di essere e la propria sofferenza.

Potete trovare la Dottoressa Paola Cipriano nel suo sito psicologacipriano.it, compilando questo form per informazioni oppure inviate una mail a: dottoressacipriano@gmail.com

 

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