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La Love Coach risponde

Quanto conta la distanza tra due persone: cioè se io sono di Milano e incontro o mi approccia uno che mi piace ma è di Palermo… che faccio, ne vale la pena o no?

Giulia, Milano

 

Gentile Giulia, la distanza è in effetti un aspetto effettivamente importante, da considerare. Vale la pena o no affrontare o meno una conoscenza a distanza? Dipende. Dipende da cosa c’è in quel momento nel piatto (mettendo insieme tutti i pro e tutti i contro di quella situazione), dalla nostra capacità di gestire la distanza e dalla nostra disponibilità ad un eventuale futuro trasferimento.

Vero, messo così l’approccio è assolutamente teorico e forse, almeno in apparenza, poco conciliabile con gli affari di cuore; in questo caso però si tratta di dare una direzione preventiva, degli elementi di valutazione che servono per orientarsi all’inizio, quando davanti a sé si ha una persona che potrebbe piacere, che potrebbe essere interessante e coinvolgente conoscere. Potrebbe.

In questa situazione ipotetica, la distanza – e la sua quantificazione concreta, il peso che obiettivamente comporta per le persone coinvolte – è un elemento che è opportuno considerare.

Entriamo nel dettaglio.

La distanza: è un concetto relativo. Per qualcuno 30 chilometri rappresentano già un potenziale problema, altri non si fermano neanche quando la persona che interessa si trova in un’altra nazione o magari oltre oceano. Quindi una prima domanda da porsi è: quale distanza mi “spaventa”, comincia ad essere davvero “distante” per me?

E’ chiaro che più sono i chilometri che separano, più alta è la difficoltà a vedersi frequentemente di persona. Questo è un aspetto importante sempre, in una relazione, ma tanto più in una fase di conoscenza-corteggiamento-avvicinamento, che è per sua natura non solo più pulsante, ricca di fermento e aspettative ma anche necessità di momenti di scambio reali, continui. La distanza richiede quindi una capacità di gestione e posticipazione del piacere, del desiderio di vedersi, di fare cose insieme. La riflessione sarà quindi: per me, quanto è importante vederlo/la spesso e quanto sono capace a spostare nel tempo, senza frustrazioni, la realizzazione pratica? In altri termini: la sorpresa dell’ultimo minuto, una cenetta o un cinema fuori programma, un aperitivo, il sabato sera o la domenica insieme: insomma, quanto pesa non poter vivere una quotidianità e facilità di incontrarsi semplicemente quando uno (tu) ne ha voglia (senza troppe pianificazioni, senza viaggi – che rappresentano anche un tempo, un costo e richiedono la possibilità di spostarsi, allontanarsi dai propri impegni)?

La diversa e distante residenza ovviamente complica un po’ anche la possibilità di avviare una graduale conoscenza profonda e concreta (fatta di gesti, odori, suoni, atteggiamenti, pelle, comportamenti diretti: aspetti importantissimi, per entrare in una successiva relazione sentimentale): in genere serve più tempo per entrare nelle reciproche vite reali o, anche, al contrario, si prospettano immersioni profonde e rapide, concentrate.

Queste tempistiche, “forzate” dalla necessità, richiedono una gestione e una flessibilità anche personale di apertura, inclusione, modulazione di sé e di sé nella relazione con l’altro.

E poi, in prospettiva, se di quella persona ci si innamora e si forma una coppia che vuole restare insieme, due sono gli scenari possibili: una relazione a distanza (ognuno a casa sua, incontrandosi per periodi più o meno lunghi da uno o dall’altro o in punti intermedi) oppure una convivenza (in questo il proprio entrano in gioco o il proprio trasferimento o quello del/della partner). Lavoro, costi, affetti familiari verranno inevitabilmente coinvolti in queste decisioni.

Riassumendo: una conoscenza a distanza è più impegnativa. Richiede flessibilità, disponibilità agli spostamenti, una certa pianificazione (che può essere molto entusiasmante ma anche, alla lunga, faticosa), fiducia nell’altra persona (ma anche attenzione agli eventuali istintivi “campanelli di allarme”).

Nel mio lavoro ho avuto modo di vedere coppie felici, nate e “cresciute” a distanza. Quasi tutte, poi, nel tempo, hanno scelto di vivere insieme e quindi si sono organizzate, hanno trasformato e rivoluzionato la loro vita per realizzare questa decisione. Altre sono rimaste in una relazione “a distanza”: mantenendo ognuno la sua vita ma raggiungendosi appena possibile. Per qualcuno, nonostante il sentimento, le difficoltà di vedersi o i cambiamenti necessari per un trasferimento – elementi che inizialmente non erano stati sufficientemente considerati – hanno portato pesi e implicazioni tali da incrinare, alla fine, il rapporto.

Ne vale la pena? Certo che può: la risposta, finale, sì o no, inevitabilmente è solo personale. In sintesi: ne vale la pena soprattutto se non si temono la distanza e le sue “conseguenze”. In caso contrario, il rischio di infilarsi in un ginepraio del cuore è concreto.

Ps: va da sé che quando si è già innamorati non ci si porrà più il problema “se ne valga o meno” a causa della distanza; si entrerà direttamente in quelli pratici, della gestione di chilometri, tempi e modalità di incontro. L’amore è in grado di far superare quasi ogni ostacolo.

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Anna Maria Cebrelli conduce sessioni di love & life coaching – individuali e di coppia – in studio, a Torino, oppure via Skype.
Contatti: Facebook, Per Amore Solo per Amore . Contattami via e-mail: posta@annamariacebrelli.it