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Disturbi dell’alimentazione: conoscerli per affrontarli

Articolo a cura della Dott.ssa Maria Cento

Non è un caso che questo articolo venga pubblicato oggi.

Oggi, 15 marzo, è infatti la giornata mondiale sui disturbi alimentari; una giornata che prende vita grazie a un movimento formato da persone che questi disturbi li hanno vissuti sulla propria pelle, dai loro familiari e dal personale medico e sanitario da cui sono stati supportati, e che ha lo scopo di fare prevenzione accrescendo la sensibilità e la conoscenza in merito a questi disturbi, che al contrario di quanto si pensa, proprio per le loro caratteristiche, possono “colpire” chiunque e sono molto diffusi.

I DCA (disturbi del comportamento alimentare) sono infatti una realtà clinica importante per incidenza, e con un impatto, a livello sanitario e sociale, che non può essere trascurato.

Epidemiologia…

Da un punto di vista epidemiologico i dati statistici ci dicono che i disturbi del comportamento alimentare hanno un’elevata incidenza soprattutto sulla popolazione femminile, ma si stanno facendo spazio anche in quella maschile.

I dati non rincuorano neanche per quanto concerne l’età d’esordio, i primi “sintomi” possono comparire anche in età pre-pubere.

Un altro dato significativo riguarda le richieste di aiuto che sono molto poche e spesso molto tardive rispetto all’esordio del disturbo; questa difficoltà è dovuta talvolta alla mancanza di conoscenza del disturbo stesso, pensate a quante volte siamo rinforzate positivamente nella perdita di peso o viene sottovalutato l’eccessivo ricorrere al cibo; altre volte all’instaurarsi di un circolo vizioso caratterizzato da sensi di colpa e sentimenti di vergogna rispetto alla propria condotta alimentare.

 

Le caratteristiche dell’incidenza, l’abbassamento dell’età d’esordio e l’eccessivo lasso di tempo che intercorre tra l’esordio e la richiesta d’aiuto, confermano la necessità di implementare l’intervento precoce attraverso una sensibilizzazione rispetto al problema.

 

Sono sicura che molte, se non la maggior parte di voi, hanno sentito parlare di disturbi alimentari (DCA nel DSM IV) oggi definiti, dalla nuova edizione del DSM, disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

Forse qualcuna li ha conosciuti in prima persona, forse qualcuna ci convive inconsapevolmente. Vale comunque la pena partire dall’inizio, dalla loro definizione.

 

 

Definire per conoscere…

 

I disturbi del comportamento alimentare ( o della nutrizione e alimentazione) vengono definiti dal DSM-5 come:

“ […] caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”.

 

Si sostanziano quindi in una serie di disturbi contraddistinti da un’alterazione delle abitudini alimentari, da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo e da controllo alimentare; si distinguono in:

 

  • pica: ossia l’ingerire uno o più sostanze non nutritive e non alimentari per un periodo di almeno un mese;
  • mericismo o disturbo da ruminazione: la cui diagnosi prevede il rigurgito di cibo, che può essere rimasticato, deglutito nuovamente o sputato, per almeno 1 mese in assenza di condizioni mediche che giustifichino tale comportamento;
  • disturbo alimentare evitante/restrittivo: consiste nell’evitamento o restrizione dell’assunzione di cibo per tre motivi principali: 1) apparente mancanza d’interesse per il mangiare o il cibo; 2) evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo; 3) preoccupazioni per le conseguenze avversive del mangiare;
  • anoressia nervosa: caratterizzata da restrizioni significative nell’assunzione di cibo, da intensa paura di prendere peso e da una importante alterazione del modo in cui viene vissuto il peso e il proprio corpo.
  • bulimia nervosa: caratterizzata da episodi ricorrenti di abbuffata (che si verificano almeno una volta a settimana per almeno tre mesi) seguiti da condotte compensatorie (atte ad evitare l’aumento di peso) e da un’autostima molto fragile e unicamente riferita alla forma e al peso del proprio corpo.
  • disturbo da alimentazione incontrollata ( o Binge eating disorder): Il BED è caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffata connotati dalla sensazione di perdere il controllo e seguiti da un senso di disgusto verso se stessi e/o emozioni negative e in assenza di condotte compensatorie.

 

I  fattori che caratterizzano i DA ( disturbi alimentari) si suddividono in :

  • predisponenti ( genetici, familiarità, ambientali, socioculturali, psicologici)
  • precipitanti (diete restrittive, difficoltà psicologiche)
  • di mantenimento ( rinforzi positivi che si ricevono dall’ambiente )

 

Tutti questi disturbi, pur nelle loro diverse manifestazioni sintomatiche, hanno in comune alcuni   aspetti psicologicamente rilevanti:

  • una importante alterazione della propria immagine corporea, sostenuta spesso anche da modelli di bellezza socialmente imposti.

Questa alterazione è tale da influenzare la vita della persona in modo considerevole e maggiore rispetto alla sua immagine reale. E’ come guardarsi perennemente in uno specchio deformante;

  • un altro elemento spesso presente è quello che viene definito “deficit nel concetto di sè” che si manifesta come un atteggiamento estremamente critico nei confronti della propria persona e un’immagine negativa di sè;
  • tendenza al perfezionismo a causa della quale tutto ciò che non è fatto in modo perfetto viene vissuto come un fallimento. Questo schema interpretativo rafforza il concetto negativo di sè;
  • pensiero dicotomico, fortemente collegato al perfezionismo questo tipo di pensiero fa sì che tutto venga vissuto secondo una logica tutto-niente;
  • discontrollo degli impulsi;
  • difficoltà a gestire le emozioni;
  • sintomi depressivi;
  • bisogno eccessivo di controllo.

 

E’ chiaro che avere un disturbo dell’alimentazoine non significa solo avere un rapporto alterato con il cibo, questa è la punta di un icerberg che coinvolge diverse sfere della vita e della persona;

 

Approccio terapeutico…

Bassa autostima, traumi infantili, difficoltà relazionali, aspetti ambientali sono quindi alcuni dei fattori che interagiscono nell’instaurarsi di un disturbo alimentare. Proprio a causa della complessità che li caratterizza il loro trattamento necessita di un approccio  multidimensionale, perchè multidimensionale è la loro natura.

Come sottolinea il Ministero della Salute: “L’associazione del trattamento psicoterapeutico con quello nutrizionale trova la sua ragione nel fatto che questi disturbi sono il risultato di condizioni disfunzionali multidimensionali in cui operano diversi fattori fisici e psichici predisponenti, precipitanti e perpetuanti”

( www.salute.gov.it).

E’ evidente come di fronte a tanta complessità sia necessaria non solo una valutazione articolata su più livelli ma soprattutto un’ integrazione tra trattamento clinico-nutrizionale e psicologico.

Omettere uno di questi elementi dall’intervento vuol dire mettere a rischio la riuscita del trattamento stesso.

 

Sempre nell’ottica di un approccio integrato che prevede la partecipazione di più operatori, ipnosi ed EMDR sono due delle tecniche che riscuotono maggior successo nel trattamento, dal punto di vista psicoterapeutico, di questi disturbi.

 

La prima, l’ipnosi, stimola le risorse della persona e aiuta le pazienti a recuperare un nuovo e più funzionale punto di vista interno, avviando una ristrutturazione cognitiva che affonda le proprie radici nell’inconscio. Offre  quindi la possibilità di recuperare la propria naturale capacità di utilizzare in modo adattivo le proprie emozioni attraverso una funzionale regolazione delle stesse. Permette di abbandonare la posizione dicotomica a favore di una posizione in cui ogni possibilità è adeguatamente contemplata. L’attenzione si sposta quindi dal sintomo alla persona.

 

L’EMDR si focalizza sul ricordo di esperienze traumatiche che hanno avuto un ruolo nell’instaurarsi del disagio che prende voce attraverso il sintomo e concettualizza i disturbi del comportamento alimentare come disturbi che affondano le proprie radici in traumi di varia origine che alterano l’equilibrio bio-psico-sociale dell’individuo. Ancora una volta l’attenzione è sulla persona e il sintomo viene lasciato (apparentemente) sullo sfondo. Ma è proprio permettendo la rielaborazione del/dei traumi che hanno segnato la persona che è possibile per questa recuperare la propria naturale capacità di adattamento.

Se ti riconosci in quanto descritto o se pensi che qualcuna delle persone a te care possa trovarsi in una situazione caratterizzata da un pericoloso rapporto con il cibo: contattami.

Potremo parlarne insieme o potrò indirzzarti presso le competenti strutture della tua città.

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Dott.ssa Maria Cento, Psicologa

Ipnosi Clinica Neo-ericksoniana. Terapeuta EMDR

 

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