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Quando le mamme sono tristi. Baby blues e depressione post parto

Rubrica a della Dott.sa Paola Cipriano

La maggior parte delle neomamme, quasi l’ottanta percento, nei giorni successivi al parto attraversa un particolare stato emotivo caratterizzato da tristezza, alti e bassi di umore, crisi di pianto e agitazione.

Questa condizione psicologica è chiamata Baby Blues o Maternity Blues ed è causato dal crollo ormonale e dal cambiamento di vita che coinvolge la donna.

È uno stato fisiologico e normale, transitorio e tende a risolversi spontaneamente dopo circa dieci giorni, soprattutto se la donna si sente sostenuta dalle persone che fanno parte della sua quotidianità.

Diversa, invece, è la Depressione Post Parto, una vera e propria patologia che insorge almeno a un mese dalla nascita del bambino e si manifesta con sintomi più o meno intensi e invalidanti.

La donna si sente triste per la maggior parte del giorno, non riesce a provare sentimenti di gioia o entusiasmo. È abbattuta e si sente profondamente inadeguata nella cura del bambino. Può avere difficoltà ad addormentarsi o si sveglia spesso, indipendentemente dalle poppate. Mangia troppo o troppo poco ed è tormentata da continui pensieri negativi.

La depressione post parto ha cause multifattoriali quali la predisposizione genetica, le caratteristiche di personalità, come il proprio modo di reagire allo stress, e da fattori ambientali. Le ricerche hanno evidenziato precisi fattori di rischio che aumentano a probabilità di sviluppare una depressione post parto come l’isolamento sociale, precedenti episodi depressivi, relazione conflittuale con il partner, difficili condizioni economiche ed eventi stressanti.

Le donne chiedono aiuto con fatica poiché si sentono in colpa per quello che provano e temono di riceve lo stigma sociale della madre cattiva e senza cuore. Tale reticenza è la conseguenza di determinate caratteristiche di personalità ma anche una società che idealizza la maternità, descrivendola come un’esperienza esclusivamente luminosa e piena di gioia, ha la sua influenza.

La verità è che la maternità è fatta di luci e ombre e come in ogni relazione significative si sperimentano emozioni contrastanti: non è in dubbio l’amore per il figlio ma a volte capita di non sopportarlo o di sognare una via di fuga. Ogni mamma, con la personale intensità, conosce queste sensazioni, la cosa fondamentale è che impari ad accettarle.

Uscire dalla depressione post parto è possibile e sono molte le testimonianze di donne che ce l’hanno fatta.

Il primo passo è accettare di vivere un momento di disagio per poi chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta possibilmente specializzato in psicologia perinatale.

E’ possibile, però, anche prevenire il disagio attraverso degli accorgimenti precisi.

Una donna dovrebbe innanzitutto rinunciare all’idea di essere una madre perfetta, semplicemente perché non esiste.

I bambini hanno bisogno di una madre autentica che accetti i propri limiti e si autorizzi a vivere tutte le emozioni, anche le più scomode. Solo così un figlio imparerà a gestire la vita affettiva e sarà in grado di accettarsi così com’è, proprio perchè la madre ne offre testimonianza.

È fondamentale avere delle aspettative realistiche: se ho partorito da poche settimane metto in conto di non poter fare tutto, di attraversare momenti di gioia e fatica, di avere la casa sottosopra e un bambino che magari non dormirà sempre dodici ore di fila.

La maternità è poi occasione per imparare a chiedere aiuto. Nelle faccende domestiche, nella gestione del bambino o nelle piccole pratiche quotidiane.

Uno dei fattori protettivi per ridurre la possibilità di un disagio post parto è la condivisione e il frequentare gruppi di altre neomamme che vivono condizioni simili. Parlarsi, confrontarsi sulle sensazioni provate permette alle madri di non sentirsi sole e di ridimensionare le difficoltà. Insieme le donne capiscono che il desiderio, a volte, di scappare via o, nei momenti duri, dirsi con un filo di voce “ma chi me lo ha fatto fare?” non è sinonimo di mostruosità o di cattiveria materna ma è semplicemente un aspetto della propria umanità. In un mondo che falsamente tende al perfezionismo io propongo a gran voce una rivoluzione culturale: impariamo ad esse noi stesse. Come scriveva Churchill, Non esiste la madre perfetta ma milioni di modi per essere una buona madre ed è importante che ognuna possa trovare il proprio modo, assolutamente personale, di vivere la maternità.

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 Paola Cipriano, psicologa e psicoterapeuta di Milano. Si occupa di sostegno psicologico, percorsi di psicoterapia individuale per adulti. 

Ha approfondito anche l’area della psicologia perinatale occupandosi di sostegno in gravidanza, nel post parto e alla coppia genitoriale. Il suo modello di riferimento è la psicoterapia ad orientamento psicoanalitico relazionale. Nel suo lavoro rivolge l’attenzione alla Persona considerandola come soggetto responsabile, libero e portatore di risorse e possibilità. Qualcuno scrisse che nessun uomo è un’isola: tenendo valida questa metafora ognuno di noi nasce, cresce e si struttura psicologicamente all’interno di relazioni significative e sempre all’interno di esse esprime il proprio modo di essere e la propria sofferenza.

Potete trovare la Dottoressa Paola Cipriano nel suo sito psicologacipriano.it, compilando questo form per informazioni oppure inviate una mail a: dottoressacipriano@gmail.com

 

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